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La ristrutturazione aziendale è un processo di riprogettazione di un’azienda, mirato a migliorare le sue prestazioni e la sua efficienza. La ristrutturazione può essere necessaria non solo per affrontare una crisi aziendale ma anche per adattarsi ai repentini cambiamenti del mercato o della concorrenza.
In questo articolo, esploreremo il tema della ristrutturazione aziendale e dei momenti in cui questi si rende necessaria, in particolare la crisi aziendale. Inoltre daremo uno sguardo agli strumenti giuridici che ne permettono l’applicazione.
La ristrutturazione aziendale può essere necessaria per migliorare la produttività, correggere gli squilibri finanziari, rilanciare l’azienda, adattarsi alle nuove esigenze del mercato e superare la crisi aziendale.
Quest’ultima può essere causata da diverse situazioni, come la perdita di clienti, l’aumento della concorrenza, la riduzione della domanda, i problemi di gestione o la mancanza di liquidità.
La ristrutturazione aziendale è per l’appunto l’insieme di operazioni volte a portare l’impresa fuori dalla crisi.
Il termine “ristrutturazione aziendale” è strettamente legato alla nozione di “crisi aziendale”. La crisi aziendale si verifica quando l’operatività dell’azienda si interrompe o diminuisce a causa di elementi di difficoltà specifici, ed è proprio in questi momenti che spesso viene avviato un processo di ristrutturazione.
Le cause di una crisi aziendale possono essere molteplici e di natura diversa. Tra le cause più comuni si possono citare:
Al fine di semplificare le cause che danno vita ad una crisi, potremmo racchiudere le cause della crisi aziendale in due macro aree: inefficienza e squilibri finanziari.
Gli squilibri legati alla produttività possono essere causati da diversi fattori, come l’organizzazione del lavoro, la formazione del personale,cambiamenti di mercato, la scelta dei fornitori o la qualità dei materiali utilizzati.
Per affrontare questi problemi, può essere necessario rivedere l’organizzazione del lavoro, migliorare la formazione del personale, implementare programmi di manutenzione preventiva o scegliere fornitori di qualità superiore.
Esistono diversi fattori che possono causare uno squilibrio nella produttività di un’azienda, tra i più comuni ci sono:
Gli squilibri rilevanti non sono solo quelli relativi alla produttività dell’impresa, hanno una certa rilevanza, infatti, anche gli squilibri di natura strettamente finanziaria.
Uno dei primi campanelli d’allarme è la carenza di liquidità. All’interno di un’impresa, infatti, possedere liquidità è fondamentale per poter svolgere ed adempiere tutte quelle attività quotidiane. Si pensi ad esempio alla necessità di pagare i fornitori, le utenze, i canoni ed eventuali altri costi necessari per poter svolgere regolarmente l’attività d’impresa.
Carenza di liquidità significa, in parole povere, impossibilità di adempiere agli obblighi precedentemente assunti. Questo è un chiaro ed inequivocabile campanello d’allarme che l’imprenditore diligente non deve assolutamente sottovalutare.
Nella maggior parte dei casi, tale situazione è la conseguenza di cattive scelte di gestione, le quali hanno fatto sì che le entrate siano minori rispetto alle spese da sostenere.
In questo caso è fondamentale consultare le scritture contabili, in primis il Conto Economico, con i relativi costi e ricavi (ad esempio un calo dei ricavi), oltre che al Bilancio, il quale è il documento in grado di sintetizzare lo stato patrimoniale, con l’attivo e il passivo.
In presenza di segnali di squilibrio si consiglia di intervenire tempestivamente, prima che una difficoltà si trasformi in una vera e propria insolvenza.
È bene sapere, infatti, che se la situazione di crisi dovesse trasformarsi in una vera e propria insolvenza, l’impresa potrebbe essere sottoposta ad una delle procedure concorsuali disciplinate dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’insolvenza.
Esistono diversi strumenti giuridici volti al risanamento aziendale, alcuni dei quali sono contenuti nella Legge Fallimentare, mentre altri sono stati introdotti dal nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Tra questi strumenti, vi sono i seguenti:
Previsti dall’art. 67, terzo comma lett. d) della Legge Fallimentare, consentono di adottare misure di risanamento aziendale per superare la crisi e riportare l’equilibrio finanziario. Questo strumento è particolarmente indicato per le imprese che presentano una situazione di difficoltà temporanea e limitata nel tempo, ma che comunque potrebbe influire sull’andamento economico dell’azienda.
Previsto dall’art. 182 bis della Legge Fallimentare, consente di definire con i creditori un piano di ristrutturazione del debito in modo da evitare il fallimento dell’impresa. Questo strumento è particolarmente indicato per le imprese che hanno accumulato debiti che non riescono a rimborsare e che rischiano di entrare in stato di insolvenza.
Previsto dall’art. 160 e ss della Legge Fallimentare, consente di definire con i creditori un piano di ristrutturazione aziendale che prevede la cessione di beni o la liquidazione dei crediti, ma che evita il fallimento dell’impresa. Questo strumento è particolarmente indicato per le imprese che si trovano in stato di crisi e che non sono in grado di adempiere alle obbligazioni nei confronti dei creditori.
Il piano attestato di risanamento è uno strumento negoziale stragiudiziale di regolazione della crisi di impresa che consente all’imprenditore in stato di crisi o di insolvenza di proporre un progetto, rivolto ai creditori, che appaia idoneo a consentire il risanamento dell’esposizione debitoria dell’impresa ed ad assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria.
Il piano attestato di risanamento è uno strumento che può essere utilizzato da un imprenditore in stato di crisi o insolvenza. Il requisito soggettivo è che l’imprenditore sia soggetto alla liquidazione giudiziale e che si trovi in uno stato di crisi o insolvenza.
Per utilizzare il piano attestato di risanamento, l’impresa non deve trovarsi in una situazione di difficoltà irreversibile, ma in una crisi transitoria e temporanea, che può essere risolta attraverso un accordo con i creditori. Il piano deve essere in grado di risanare l’esposizione debitoria e riequilibrare la situazione finanziaria dell’impresa.
Il piano attestato di risanamento mira a garantire la continuità aziendale attraverso il recupero di una situazione normale dal punto di vista economico e finanziario e non può essere utilizzato con la finalità di liquidazione.
L’accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 57 d.lgs 14/2019) rappresenta un mezzo di risanamento a cui l’impresa in crisi ricorre per tentare di ridurre l’esposizione debitoria ed assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria.
Per presentare la domanda di accordo di ristrutturazione, l’imprenditore deve trovarsi in stato di crisi o insolvenza. Preme segnalare come la legge fallimentare (art. 182 bis) prevedesse solo lo stato di crisi, anche se la dottrina vi faceva rientrare l’insolvenza.
L’articolo 57 del decreto legislativo 14/2019 stabilisce che gli accordi di ristrutturazione dei debiti possono essere presentati da qualsiasi imprenditore, incluso chi non svolge un’attività commerciale e chi è diverso dall’imprenditore minore.
Ciò significa che tali accordi sono aperti all’imprenditore che esercita un’attività commerciale, artigiana o agricola, anche a fini non di lucro, sia come persona fisica, persona giuridica o altro ente collettivo, gruppo di imprese o società pubblica, a eccezione dello Stato e degli enti pubblici, delle grandi imprese soggette all’amministrazione straordinaria e delle imprese assoggettate alla liquidazione coatta amministrativa.
Il concordato preventivo è uno strumento che consente all’imprenditore commerciale che si trova in stato di crisi o di insolvenza di poter evitare la liquidazione giudiziale attraverso la proposta di un piano che consenta di soddisfare i creditori attraverso la continuità aziendale ovvero la liquidazione del patrimonio.
L’imprenditore ha la possibilità di adottare il concordato preventivo per saldare i debiti attraverso la continuità aziendale o la liquidazione del patrimonio. La nuova normativa sulla crisi d’impresa riconosce maggiormente l’importanza del concordato in continuità, poiché l’obiettivo del legislatore è quello di favorire il recupero dell’impresa, ristrutturandola e risanandola, in modo da farla rientrare nel mercato.
Nel concordato in continuità, la maggior parte dei fondi destinati a soddisfare i creditori deriva dalla continuazione dell’attività imprenditoriale.
In sintesi, la ristrutturazione aziendale è un processo complesso e delicato che può essere necessario per migliorare le prestazioni e l’efficienza di un’azienda, adattandola alle nuove esigenze del mercato o superando una crisi aziendale. Le cause di una crisi aziendale possono essere molteplici e di natura diversa, come cambiamenti nel mercato, problemi di produttività, finanziari o di gestione.
Per affrontare questi problemi, è fondamentale procedere con attenzione e seguire dei passaggi ben precisi, come la diagnosi della situazione, la definizione degli obiettivi, la pianificazione delle azioni da intraprendere e la valutazione dei risultati ottenuti. Inoltre, è importante conoscere gli strumenti giuridici disponibili per la ristrutturazione aziendale e utilizzarli in modo adeguato.
Come avrai notato, la disciplina prevista in relazione alla ristrutturazione aziendale è decisamente complessa poiché occorre valutare molti elementi. A tal fine, il gruppo GEIS è in grado di fornire tutto il supporto necessario ad una corretta ristrutturazione aziendale.
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